108 solo show “The thin mountain, the soft mountain”

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The thin mountain, the soft mountain

108 , mostra personale
Curatore
Stefano S. Antonelli
Project management
Francecsa Mezzano

13 nov – 7 dec 2013

 

108-Vertical-Banner-Recovered

 

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[dropcap4]Q[/dropcap4]uando nel luglio 2012 facemmo Outdoor insieme a Nu Factory incontrai Momo durante l’esecuzione della straordinaria facciata di via del Commercio a Roma, gli feci una piccola intervista e gli chiesi se aveva un artista di riferimento, si insomma qualcuno che ammirava particolarmente e senza pensare mi rispose immediatamente: one o eight, 108. Per capire l’importanza di 108 nella street art non basterebbero queste righe, ci facciamo bastare quindi alcune nozioni base. 108 è un fondatore, in “originator” come direbbero gli anglosassoni. Un artista che da quindici anni segue una ricerca sulla forma producendo una street art silenziosa, lontana chilometri da qualsiasi influenza pop che possa imbonire lo spettatore, un lavoro personale, unico e misterioso. Tutto quello che non ti dice “guardami guardami”. Un artista in relazione continua e inscindibile con la sua terra e le sue montagne le cui conseguenze vengono rappresentate allo spettatore attraverso queste forme. La forma, la forma, la forma, sembra un’ossessione per questo artista e io amo gli artisti ossessivi, quindi sono particolarmente orgoglioso di questo incontro tra 108 e la 999 la cui somma fa 1107 e se è vero che i numeri ci parlano saprete capire di cosa sto parlando. Il lavoro di 108 sul colore è un capitolo a parte che potrete leggere da soli alla mostra o su internet dove i lavori di 108 sono esposti così come tutta la street art. E’ così che 108, Alessandria, il Piemonte, le Alpi diventano inaspettatamente street art e conquistano il mondo. E ora Roma. La montagna sottile, la montagna morbida.

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Moneyless solo show “Alea Iacta Est”

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Alea Iacta Est

Moneyless, mostra personale
Curatori
Gianluca Marziani
Stefano S. Antonelli
Project management
Francecsa Mezzano

21 set-30 ott 2013

 

flyer_moneyless999_web2

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Da “La cerchiatura del cerchio” di Gianluca Marziani

[dropcap4]L[/dropcap4]a memoria corre rapida a Giacomo Balla, alla sua concezione futurista del mondo, al movimento plastico delle sue linee andamentali. Il dinamismo dell’automobile in corsa fu l’archetipo della geometria figurativa, l’esordio estetico di una sintesi interpretativa del reale. La sequenza progressiva tra velocità e luce indicò una chiave pittorica mancante, un limbo risolutivo che amalgamava figurazione e astrattismo per creare una terza via tra carne e spirito. Le compenetrazioni iridescenti confermarono lo spiccato avanguardismo di Balla: anche qui il rapporto sequenziale tra geometria e colore stava leggendo i codici urbani del modernismo, mappando le coordinate della figurazione geometrica, in anticipo sui minimalismi del Dopoguerra, sulle chiavi che legano la pittura con l’architettura, il design, la musica elettronica, la moda, la grafica editoriale.

Ripartire dal cerchio per affrontare la linea e il suo sviluppo geometrico. Moneyless usa la forza centrifuga della circonferenza per azionare la geometria nello spazio pubblico del quotidiano. Un disco ideale ruota sui grandi formati della città ma anche nella dimensione ridotta del quadro, dove nulla si perde dell’energia motoria, del dinamismo sequenziale, della vibrazione elettrica che amplifica i contenuti dietro le apparenti astrazioni. Tavole e carte, superfici arcaiche che certificano il valore del tempo, assorbono il segno con la nitida leggerezza delle icone bizantine in foglia d’oro. La pulsazione geometrica trova il suo registro aureo nel piccolo formato, dove la centralità ottica crea un’ipnosi scenica, non tanto distante dalle madonne russe con la loro fermezza superficiale, dai volti chirurgici di Antonello da Messina, dalle impressioni luministiche di Vermeer.

Diciamolo senza titubanze: significa poco o nulla la dicitura “arte astratta”, le vecchie indicazioni di categoria appaiono inapplicabili ai modelli linguistici del presente. Moneyless entra nel cuore immaginario della geometria, nel dinamismo concreto delle forme che affrontano uno spazio (in bilico costante tra due e tre dimensioni). E ci ricorda che la geometria è figurazione sintetica, modulo generativo dell’universo, radice dei codici estetici con cui definiamo la nostra posizione spaziotemporale.

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Group show “Drawings For The Masses”

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Drawings for the masses

108
2501
Andreco
Borondo
Gaia
Guy Denning
Hitnes
Lucamaleonte
Martina Merilni
Moneyless
Ozmo
Tellas

Mostra collettiva
Curatore
Stefano S. Antonelli
Project management
Francesca Mezzano
21 giu-27 lug 2012

 

DRAWINGS-FOR-THE-MASSES

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Drawings for The Masses, group show

di Diego Fadda, ilgorgo.com

[dropcap4]D[/dropcap4]rawing for The Masses è la risposta ad una domanda ben precisa, con l’allestimento proposto possiamo vedere da vicino cosa si cela all’interno della mente dell’artista prima di andare ad occupare una facciata. I bozzetti preparatori, gli sketch su carta animati da chissà quale irrefrenabile attimo di ispirazione, sono il cuore pulsante, le viscere, il vero tesoro personale di ogni interprete e che molto difficilmente viene messo in mostra. Drawing for The Masses ci ha offerto l’opportunità del prima e dopo a livello emozionale, un sincronismo nuovo con le personalità importanti del nostro territorio e non, con le quali instaurare un dialogo, vedere da vicino la parte più emotiva e quindi più personale di grandi artisti del calibro di 1082501AndrecoBorondoGaiaGuy DenningHitnesLucamaleonte,Martina MerliniMoneylessOzmoTellas, artisti ma prima di tutto uomini e donne.

La mano degli artisti in tutte le loro forme ed incarnazioni diverse anima lo spettacolo dello show proposto, troviamo i due studi di 108 realizzati per la facciata realizzata a Garten Milano, uno definitivo l’altro in seguito mai realizzato, il bozzetto originale di Moneyeless e di Gaia per la maestosa realizzazione sul sottopasso in Via Ostiense, ancora Moneyless con quello del muro realizzato in combo con Mark Lyken a Londra, gli originali di Tellas tra cui quello della pazzesca opera dipinta a Valencia, quelli di Martina Merlini per la sua incursione a Gaeta. 2501 porta l’originale da cui la serigrafia sold out su Street Art News, Lucamaleonte invece ha proposto lo studio originale realizzato per Catalogo, il lavoro murale di via delle Conce a Roma, Hitnes porta in dote quattro splendide tavole naturali, Ozmo l’originale di “Pelusu” opera realizzata a Palermo, Borondo invece ci regala otto nuovissimi studi sul ritratto, anche Andreco propone la sua creazione per Garten più quella del muro di Bologna fatto con vernici che assorbono CO2 purificando l’ambiente, infine ancora Gaia con i bozzetti per muri dipinti a Montreal  e Guy Denning con gli studi originali per Occupy Wall Street.

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Romeo solo show “Clausura”

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Clausura

Romeo, mostra personale
Curatore
Stefano S. Antonelli
Project management
Francesca Mezzano
20 apr-30 mag 2013

 

Romeo-solo-show-Banner

 

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Clausura, Romeo solo show

[dropcap4]Q[/dropcap4]uesto è il mio alfabeto. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio. Il mio alfabeto è il mio migliore amico. È la mia vita. Devo dominarlo come domino la mia vita. Il mio alfabeto, senza di me, è inutile. Senza il mio alfabeto, io sono inutile. Devo scrivere bene il mio alfabeto. Devo scrivere meglio del mio nemico. Il mio alfabeto è umano, come me, poiché è la mia vita, pertanto, imparerò a conoscerlo come un fratello. Imparerò i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, le sue parti, i suoi accessori. Lo proteggerò da ciò che potrebbe danneggiarlo, come farei con le mie gambe, le mie braccia, gli occhi ed il cuore. Terrò il mio alfabeto pulito ed in ordine. Diverremo una sola cosa.

***

[dropcap4]S[/dropcap4]aremo in grado di pensare un altro mondo o solo ad osservare il disfacimento di questo? Romeo ha perso tempo con la giurisprudenza fino a quando non ha deciso di fidarsi del suo talento, delle sue visioni e della sua passione. Da quel momento calligrafia, segno e colore hanno iniziato a liberarsi dalle sue mani per diventare qualcosa di nuovo, di diverso. Romeo ha usato la calligrafia per creare un alfabeto, una lingua criptica e ci vorrà un nuovo Champollion per tradurla perché lui non è intenzionato a farlo. Un nuovo alfabeto per nuove parole, nuove parole per un nuovo pensiero un nuovo pensiero per interpretare il futuro. Di questo parla Romeo con incredibile qualità tecnica e libera visione. Saremo in grado di pensare un altro mondo o solo ad osservare il disfacimento di questo? A questa domanda risponde tutta l’opera di Romeo, che non é, vi assicuro, tra quelli che rimarrà ad osservare.

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[/spb_text_block] [blank_spacer height=”30px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_video link=”http://vimeo.com/79924141″ full_width=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Borondo solo show “Isterofimìa”

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Isterofimìa

Borondo, mostra personale
Curatore
Stefano S. Antonelli
Project Management
Francesca Mezzano
27 ott-15 dic 2012

Isterofimia-Banner

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di Stefano S. Antonelli

[dropcap4]A[/dropcap4] gennaio durante la mostra “Vandalism” alla 999 entra un ragazzo con un rotolo di due metri e mezzo in mano e si mette a guardare i lavori appesi alle pareti. Lo guardo, quel rotolo era ingombrante, infastidiva gli altri ospiti, la 999 è un piccolo spazio. “Che cos’é?” gli chiedo e lui mi risponde che è una cosa che andrà ad attaccare per strada quando farà buio. Ho detto “ok, srotola fammi vedere” sono dovuti uscire tutti per permettergli di srotolare quella carta. La gente era sulla porta che voleva vedere. Il ragazzo dispiega tutto quell’enorme rotolo a terra. Prima c’è stato un attimo di silenzio e poi quel verso di ammirazione spontanea che facciamo tutti, un “oooh” corale si è propagato nella sala. Ho guardato quello che c’era su quella carta, ho guardato il ragazzo negli occhi e gli ho chiesto “l’hai fatto tu?” e lui mi ha sorriso e mi detto “si”. Mi ha detto solo “si”. Il ragazzo aveva 21 anni, parlava con accento spagnolo, si chiamava Borondo e raccontava che faceva questi lavori in strada da parecchio tempo e io continuavo a fissare la carta e avevo la nettissima sensazione di trovarmi davanti ad un grande artista. C’è voluto quasi un anno di lavoro ma finalmente eccoci qua, é la sua prima vera mostra finalmente nella disperata incertezza che la nostra stupida galleria sia troppo piccola per un artista così grande.

***

di Sabina de Gregori dal catalogo della mostra – © Riproduzione riservata

[dropcap4]G[/dropcap4]onzalo Borondo è nato nel 1989 in un piccolo paese della Spagna, Valladolid, ma da subito va a vivere a Segovia, la città che per prima influenzerà le sue scelte artistiche e che lo aiuterà a capire quali sono i luoghi migliori in cui agire: le strade, i muri e le piazze diventeranno la fonte privilegiata per arrivare alla conoscenza e all’espressione di sé.

A quattordici anni si trasferisce a Madrid e qui frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti. Inizia a fare graffiti e tag in giro per la città e il classico bombing sui treni, inserisce nei suoi lavori dei puppet – in cui diminuiscono le lettere e aumentano i disegni – ma capisce subito che non è quello lo stile che caratterizzerà il suo linguaggio artistico più maturo. Per un breve periodo si serve anche degli stencil con lo scopo di lanciare messaggi politici e sociali.

È proprio Madrid a segnare la sua crescita personale e artistica. Grazie all’incontro con il suo maestro Jose Garcia Herranz ha la possibilità di imparare e cimentarsi con tecniche e linguaggi nuovi. Come un pittore del Cinquecento Borondo va a bottega e usa ogni tipo di materiale. Lavora con il carboncino, l’olio e la tempera, sperimenta nuovi mezzi di espressione per arrivare a comprendere che per lui la migliore galleria è la strada. Gli anni trascorsi a Madrid hanno formato nell’artista una sorta di doppia identità: da un lato il writer e dall’altro il pittore classico, elementi che convergono perfettamente dopo anni di lavoro e studio, in questa mostra.

Nel 2005, diciassettenne, espone per la prima volta a Palazzo Segovia in una mostra di pittura dal titolo Ecce Homo in cui la figura umana era protagonista; l’evento ha avuto molto successo e tutti i pezzi sono stati sold out.

A 18 anni entra a far parte del collettivo Trauma (Taller revolutionario de arte urbana de Madrid) con cui fa azioni e lavori che da solo gli erano impossibili e collabora con la Brigades anti-gris: lavano via la vernice grezza dai muri con cui il comune aveva coperto i graffiti e fanno riemergere i disegni.

Sempre a Madrid espone in altre tre mostre: nel 2010 nella Galeria EM7, nel 2011 Hole of Fame in cui espone manifesti, e l’ultima nel 2012 Status Symbol, in collaborazione con An Wei.

L’elemento che distingue Borondo dagli altri street artist e che è determinante nella sua crescita artistica e nella ricerca di un proprio linguaggio è da ricercare nella sua biografia. Il padre, infatti, era un restauratore e Gonzalo è cresciuto tra quadri classici, proporzioni perfette, volti cerulei, panneggi e paesaggi che hanno formato definitivamente il suo gusto.

Tra i suoi materiali preferiti c’è il vetro mentre la tecnica che più gli corrisponde è quella del graffio, il vero spartiacque del suo lavoro. Con il suo trasferimento da Madrid a Roma vetro e graffio sono diventati la forma indissolubile del suo personalissimo e originale linguaggio.

Come dice lui stesso: “Il vetro ha qualcosa che gli altri materiali non hanno. È fragile ma resistente allo stesso tempo. È un mistero che ancora non sono riuscito a capire”.

Nei suoi pezzi, inizialmente, tracciava linee di contorno come fossero veri bozzetti preparatori, ora invece le linee sono state sostituite con i graffi, che “incorniciano” la macchia ottenuta con la vernice e stesa con il rullo. La scoperta del rullo è stata un ulteriore passaggio, gli permette infatti grande velocità di stesura, uniformità e compattezza. È diventato il suo pennello, i suoi lavori appaiono così sempre più ariosi, le linee più espanse e volte a comprendere ampie porzioni di spazio.

Borondo è arrivato nella capitale il 14 ottobre 2011 per frequentare l’Accademia. Qui ha conosciuto il movimento 15 ottobre, ha presto imparato l’italiano e ha osservato a lungo la città. A Roma come a Madrid si può lavorare per strada con grande libertà, la vera differenza è il rapporto con il Tempo e con la Storia. Nella città spagnola c’è l’ossessione contemporanea del nuovo sinonimo di pulito: si tende a eliminare le tracce del passato creando strutture all’avanguardia su modello americano. A Roma questo non può succedere ed è proprio in questo contesto che Gonzalo ha scelto di confrontarsi, sperimentare e crescere artisticamente, avvicinandosi sempre di più all’identificazione con il proprio lavoro.

Borondo preferisce i grandi formati, ma non per il consueto motivo della street art “più grande è il lavoro più persone lo possono vedere” ma per un maggiore senso di libertà. Nel grande formato è implicato tutto il corpo, la brutalità è estremizzata e il gesto primordiale della creazione più ampio.

Proprio per questo motivo Isterofimìa rappresenta un passaggio molto importante per il suo linguaggio, non abituato ai formati piccoli, agli spazi chiusi e a delle regole simmetriche ben precise. Allo stesso tempo questa costrizione lo ispira, gli mostra una nuova strada espressiva e il tema degli scomparsi scava nel profondo della sua personalità, privata e di artista.

 

 

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SBAGLIATO solo show “1.0”

[blank_spacer height=”30px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [boxed_content type=”whitestroke” pb_margin_bottom=”no” width=”1/3″ el_position=”first”]

1.0

SBAGLIATO solo show
Curated by Stefano S. Antonelli
21 jun-27 jul 2012

 

Sbagliato-locandina

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ABITARE I MURI

di Prof. Francesco Careri
Fondatore gruppo Stalker, LAC Università Roma Tre
Estratto dal libro 1.0 SBAGLIATO solo show

[dropcap4]L[/dropcap4]e installazioni murali di Sbagliato sono interventi sofisticati e al tempo stesso semplici, capaci di parlare ad un pubblico occasionale e ad un pubblico esperto, a chi conosce la storia dei codici architettonici e a chi passando comincia a pensare a cosa c’è oltre quel muro. Non sono solo finestre possibili, sono possibili via di fuga verso altre dimensioni. Mi fanno pensare a quando la Pantera Rosa disegna una porta su un muro, la apre ed esce in un altro universo, in un mondo parallelo. Mi piacciono in particolare quando la loro presenza suggerisce particolari modi di abitare, dentro il molo di un porto, sotto un viadotto, in una grotta sugli scogli… le trovo colte e soprattutto con un ragionato pensiero riguardo al luogo in cui operano, che siano spazi urbani o naturali. Mi fanno pensare che forse questo fenomeno della street art stia finalmente prendendo strade artistiche interessanti, che siano una finestra di uscita dalla street art che abbiamo conosciuto negli ultimi tempi. Anche se mi auguro che chi si esprime con la pittura sui muri cerchi di andare ancora molto più in là.

 

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Alice solo show “Cinderella pissed me off”

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Cinderella pissed me off

Alice, mostra personale
Curatore
Stefano S. Antonelli
Project Management
Francesca Mezzano
28 apr-31 mag 2012

 

ban-alice

 

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[dropcap4]C[/dropcap4]inderella Pissed Me Off, è la prima mostra personale di Alice e raccoglie l’esperienza di questi ultimi anni costantemente in viaggio sulle strade metropolitane. Un allestimento visionario, una enorme, immaginifica, casa delle bambole per accedere poi alla seconda parte dell’esposizione, che comprende opere realizzate su materiali di recupero “stradali”.

Tutta l’opera di Alicè è dalla parte delle ragazze e racconta di vita vera, reale e, a volte, brutale. Il lavoro dell’artista romana è per tutte quelle principesse che preferiscono quattro topi e una zucca, a una carrozza con cavalli bianchi. E per quanto riguarda il principe azzurro, meglio che rimanga nelle favole: nel mondo che abitiamo noi non sopravviverebbe. E Alice ce lo ricorda con ogni sua opera.
D’altra parte lei cresce artisticamente in quella che viene definita street culture ma, grazie all’esperienza personale e alla solida formazione accademica, conserva e coltiva un pensiero indipendente che la esclude da qualsiasi omologazione. Lei esce di casa con cappottino e borsetta e nulla vi farebbe pensare che mentre fissa lo sportello di un contatore del gas in realtà sta immaginando cosa dipingerci sopra. Perché l’impulso è irrefrenabile, perché la borsetta è piena di pennarelli, pennelli e spray, perché poi la città sarà un po’ più bella ma soprattutto perché quello che Alice ha da dire, lei lo dipinge.

Alice Pasquini é una delle street artist italiane di riconosciuta e consolidata fama internazionale. Ha realizzato più di mille opere pubbliche in ogni parte del pianeta: Marocco Australia, Gran Bretagna, Francia, Norvegia, Svezia, Germania, Olanda, Russia, Spagna, Paesi Bassi, Italia. E’ possibile imbattersi nelle sue opere di enormi dimensioni ma anche nei suoi piccoli capolavori disseminati in angoli nascosti, in decine di città: Sydney, Melbourne, Londra, Manchester, Mosca, Milano, Napoli, Barcellona, Madrid, Berlino, Parigi, Brest, Marsiglia, Oslo, Stoccolma, Amsterdam, Roma. Nel corso degli ultimi sei anni ha dipinto legalmente o illegalmente, da sola o in compagnia di altri artisti di fama internazionale, in progetti comuni o nei festival, sui muri di cinta o nei metro, sui portoni o sulle pareti delle case, sulle centraline telefoniche o sugli argini dei fiumi, nelle stazioni ferroviarie o sui tetti delle case popolari.

La qualità del lavoro di Alice non è sfuggita, oltre che alle istituzioni e agli appassionati, anche alle testate giornalistiche (Venerdì, Gazzetta dello Sport, XL) e a importanti brand internazionali (Nike, Range Rover, Toyota, Renault) per le loro campagne di comunicazione e pubblicità. El Corte Ingles, la più importante catena di grandi magazzini spagnola, le ha commissionato le scenografie dei parchi a tema della catena in Spagna e Portogallo. Ha collaborato in progetti di design, grafica e illustrazione, compreso il romanzo a fumetti “Vertigine” edito da Rizzoli.

[/spb_text_block] [blank_spacer height=”30px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_video link=”http://youtu.be/9LuYT7RTfgc?t=3s” full_width=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Group show “♥ANDALISM” Banksy, Ben Eine, JR, Obey, Slinkachu, Invader, Mr Brainwash

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♥ A N D A L I S M
Esposizione collettiva di arte di strada internazionale

Banksy
Ben Eine
JR
Mr Brainwash
Obey
Slinkachu
Invader

Curatore
Stefano S. Antonelli
Project Management
Francesca Mezzano
28 gen-10 feb 2012

vandalism

 

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999 PROJECT, OCCUPY CONTEMPORARY ART

[dropcap4]0[/dropcap4]ccupy, si. Occupare processo e sostanza. Per non confonderli di nuovo perché una volta confusi questi due momenti, acquista validità una nuova logica: quanto maggiore è l’applicazione, tanto migliori sono i risultati. In altre parole: l’escalation porta al successo. In questo modo si induce l’artista a confondere facilità di parola e capacità di dire qualcosa di nuovo. In questo progetto dimostreremo che l’istituzionalizzazione dei valori conduce inevitabilmente all’inquinamento fisico, alla polarizzazione sociale e all’impotenza psicologica: tre dimensioni di un processo di degradazione globale e di aggiornata miseria. Lo dimostreremo cercando nuova ricchezza, la ruberemo ai ricchi e la daremo a voi.

Stefano S. Antonelli

***

[dropcap4]A[/dropcap4]ppuntamento imperdibile da gennaio alla 999Contemporary che per l’occasione offre i suoi (ridotti) spazi ai mostri sacri della Street Art internazionale e italiana. Serigrafie, digigrafie, poster, fotografie è con questi mezzi che hanno occupato le gallerie gli street artist. I muri rimangono fuori, le tele, per carità. Multipli, per una piccola ricognizione essenziale della street art internazionale. L’ evento che inaugura il 30 gennaio vedrà come protagonisti i più popolari street artists al mondo: Banksy, Obey, Invader, Ben Eine, JR, Slinkachu e Mr Brainwash, per la prima volta riuniti in una collettiva in Italia.

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